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20/05/2019
Le opinioni di Giulio Sapelli e Antonio Pilati al convegno Fnp Cisl Lombardia del 17 maggio, all’Abbazia di Mirasole
Europa 2019: per ricostruirla serve la politica, quella vera, ed è determinante il ruolo dei corpi intermedi come i sindacati. Questo il tema centrale del convegno “Ripensiamo alla nostra Europa: l'Europa sociale ha ancora un futuro?”, organizzato da Fnp Cisl Lombardia il 17 maggio scorso a Opera, all'Abbazia di Mirasole. Un pubblico numeroso ha ascoltato gli interventi di Giulio Sapelli, professore ordinario di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Milano e di Antonio Pilati, consigliare di amministrazione Ral, già componente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia, ha introdotto i lavori e li ha conclusi Tino Fumagalli, rappresentante Fnp Cisl in Ferpa, European Federation of Retired and Elderly People. Un vivace dibattito ha confermato che il tema, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, è molto sentito.
Europa 2019, Didonè: lontana dal progetto che era stato immaginato
Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia, ha posto chiaramente il problema: “Il sentire generale è che l'Europa sia una madre ingiusta che ha penalizzato i Greci e noi italiani più di altri…”. Il disagio sociale si è aggravato in tutti i paesi più “indebitati”, creando (…) la convinzione che l'Europa non sia tanto una risorsa quanto piuttosto il problema. Eppure, sottolinea Didonè, la comunità dei 28 rimane - ancora oggi – “l'area più avanzata nel pianeta sul piano del benessere, dell'aspettativa di vita, della felicità soggettiva dei cittadini e dell'equilibrio del rapporto tempo libero e lavoro”.
Se l'Europa di oggi è molto lontana dal progetto che era stato immaginato da madri fondatrici e padri fondatori, è necessario fare qualcosa di nuovo. “Serve un cambiamento per rendere la comunità più solidale e inclusiva. Serve un'Europa come luogo di speranza che rimetta al centro: solidarietà, obbiettività, equità, etica e giustizia sociale”, ha detto Didonè.
Giulio Sapelli: creare una nuova idea di Europa
“Dobbiamo creare una nuova idea di Europa e nella sua autonomia lo può fare solo il sindacato”, ha detto Giulio Sapelli, dopo aver riflettuto su origine e storia della Ue. “L'Europa si fonda su alcuni vizi costitutivi e oggi i nodi sono venuti al pettine”, ha esordito Sapelli. La struttura giuridica europea ha eroso, passo dopo passo, parti della sovranità degli stati senza che vi fosse un consenso esplicito dal basso. Si è adottata una politica liberista, ma, per l'Italia, il problema è “la solvibilità del debito. Senza debito lo stato sociale non si può fare”. I vincoli imposti dalla Ue, secondo Sapelli, inducono a una visione dualistica fuorviante: sovranisti contro europeisti, sostenitori dell'austerità o dell'aumento incontrollato del debito pubblico.
Sapelli ha invocato una idea alternativa: “si può fare, con una moneta unica, una politica non liberista”. Si possono mettere in campo forze diverse, tra gli altri i sindacati, per avere un sistema dove lo stato abbia funzioni sociali e ci siano bilanciamenti alle dinamiche dell'economia. “Un piano dove suoni su diverse tastiere”, ha detto Sapelli, rivalutando il legame tra generazioni, “per non mettere i vecchi contro i giovani”.
Antonio Pilati: serve la politica, quella vera
“L'Europa va rifondata”, ha detto Antonio Pilati. Quando nacque la moneta unica, “si pensò che con un unico modello, economie così diverse, come Grecia e Olanda ad esempio, avrebbero potuto diventare una comunità. Non si parlò di società, né di politica”. Molti erano convinti che la globalizzazione avrebbe portato vantaggi pervasivi: le crisi economiche, il conflitto sociale sembravano lontani. Ci sarebbero stati ricchezza e benessere diffusi. Grazie agli algoritmi – per esempio la soglia del 3 per cento sul disavanzo- si pensava di sostituire la politica. Una grande illusione: “la politica, la vita sociale non si possono tenere fuori”.
La crisi del 2007-2008, infatti, mostrò che “Il re è nudo”. L'Europa fondata solo su basi economiche e burocratiche ha rivelato le sue debolezze. “La storia economica dei paesi europei diverge violentemente: alcuni paesi come Olanda, crescono comunque, non la Grecia, che crolla”. Oggi, ribadisce Pilati, “senza la mediazione della politica e dei corpi intermedi, che compensi gli squilibri economici, l'Europa non può funzionare”.
Tino Fumagalli: il sindacato deve fare proposte
“Viviamo oggi un periodo di insicurezza”, ha aggiunto Tino Fumagalli, “dovuto, tra l'altro anche alla mancanza di certezze sullo stato sociale”. Per Fumagalli, il sindacato deve fare delle proposte, lavorando più attivamente al dibattito in Europa. “Bisogna dare un potere reale al parlamento europeo”, ha aggiunto Fumagalli, ricordando, inoltre, la necessità di discutere del pilastro sociale e di insistere perché si scelgano con più attenzione i profili dei politici italiani destinati alla Ue.
Vivacissimo il dibattito in sala: molti pensionati si sono detti delusi, altri perplessi, riepilogando la storia della formazione della comunità europea. In tanti hanno rivendicato il ruolo della politica: il sindacato, si è detto tra il pubblico, ha delle responsabilità dirette. È giunto il momento della ricostruzione, di ricominciare a confrontarsi sui temi dell'Europa nel 2019.