Vaccino antiCovid e curva dei contagi: i dati Gimbe del 28 gennaio

Sanità

28/01/2021



Il comunicato diffuso oggi, sui dati aggiornati al 27, mostra un calo dei positivi ma numeri ancora troppo indietro sulle vaccinazioni

Vaccino antiCovid in distribuzione, ma a un ritmo ancora troppo lento. Contagi da nuovo Coronavirus in calo, ma con ricoveri e terapie intensive sopra la soglia di saturazione in almeno cinque regioni. Questi i dati ricavati dal consueto comunicato stampa del giovedì di Fondazione Gimbe, con grafici elaborati su fonti ministeriali e aggiornati al pomeriggio del 27 gennaio.
Gimbe rileva che il numero dei nuovi casi scende, diminuiscono le persone attualmente malate, anche ricoveri e terapie intensive sono meno. I dati si riferiscono alla settimana dal 20 al 26 gennaio, in confronto a quella precedente.

La soglia di malati in area medica e in terapia intensiva è presa in considerazione perché segnala, al di là dei numeri assoluti, la capacità del sistema sanitario di far fronte alla pandemia. Gimbe scrive che l'occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
Per le terapie intensive le situazioni critiche sono in Puglia, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Marche. Sardegna e Umbria. La media nazionale è del 28 per cento.

Vaccino antiCovid: forniture e consegne

Visti i ritardi di consegna annunciati dalle case farmaceutiche, scrive Nino Cartabbellotta, presidente della Fondazione Gimbe, solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile. C'è il caso dell'attesa autorizzazione del vaccino di AstraZeneca, che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti sopra i 55 anni e questo porterebbe a rivedere le priorità del piano vaccinale.

Sulla distribuzione e somministrazione dei vaccini sui territori, Gimbe osserva differenze regionali importanti. Solo lo 0.45 per cento della popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale, con due dosi di vaccino, cioè 270.269 persone. In Lombardia la percentuale è dello 0,20 per cento.

Ci sono differenze anche nelle categorie di vaccinati: la precedenza è andata, come da procedura, agli operatori sanitari ma spicca, in Lombardia, il 51 per cento delle dosi somministrate al personale non sanitario. Nelle Rsa il vaccino antiCovid è arrivato per l'8 per cento rispetto al totale delle dosi, agli over 80 solo l'1 per cento, mentre, ad esempio, nella provincia autonoma di Bolzano il 32 per cento delle dosi sono state rivolte agli ultraottantenni. 

Dichiara Cartabellotta:

“In questa fase molto critica della pandemia segnata da continue rimodulazioni al ribasso delle forniture vaccinali, minacciata delle nuove varianti del virus e da una verosimile risalita della curva epidemica una volta esauriti gli effetti della “stretta” di Natale, è fondamentale che le poche dosi di vaccino disponibili siano utilizzate per proteggere chi lavora in prima linea con i pazienti e le persone più fragili, come previsto dal Piano vaccinale. Un obiettivo che, ad un mese dall'avvio della campagna vaccinale, è già stato parzialmente disatteso con inaccettabili diseguaglianze regionali, “agevolate” dall'assenza di un'anagrafe vaccinale nazionale”.

 

Aggiornamento del 29 gennaio: 

Sull'analisi dei dati lombardi è intervenuta anche la Regione, dicendo che le dosi somministrate al personale non sanitario sono, invece, il 21 per cento. Il Corriere della Sera del 29 gennaio solleva, tra l'altro, il dubbio sulla differenza tra i dati di fonte ministeriale e quelli regionali.

Grafici: fonte Gimbe