Protesta dei sindacati dei pensionati: al San Raffaele prevenzione Covid a pagamento

Sanità

17/11/2020



Il privato si sostituisce al pubblico. I Cittadini costretti a pagare un servizio che dovrebbe dare Regione Lombardia

Protestano i sindacati dei pensionati di Cgil Cisl Uil in Lombardia, ancora una volta denunciando le lacune del sistema sanitario regionale. Nella regione è notizia di questi giorni: alcuni servizi Covid, che dovrebbero essere offerti dalle strutture pubbliche, sono proposti dai privati con soluzioni a pagamento. Nel comunicato stampa divulgato oggi, 17 novembre, Spi Cgil Fnp Cisl e Uilp Uil dichiarano:

"il privato si sostituisce al pubblico. I cittadini sono costretti a pagare un servizio che dovrebbe dare Regione Lombardia". 

La Lombardia, con i suoi 10 milioni di abitanti e con una delle sanità migliori al mondo, ha il record di prima regione italiana per numero di morti e contagiati in rapporto alla popolazione, e di seconda in Europa dopo la Gran Bretagna. 
I sindacati dei pensionati osservano che i cittadini lombardi stanno assistendo alla seconda disfatta della sanità lombarda, andata di nuovo in tilt sotto la nuova ondata di pandemia. Di chi sono le responsabilità?

Protesta dei sindacati dei pensionati. Privatizzare la sanità è stata una scelta

Secondo Federica Trapletti, Emilio Didonè e Serena Bontempelli, portavoce dei sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil della Lombardia, le responsabilità

"vanno ricercate nella scelta politica di favorire la privatizzazione del servizio sanitario regionale lombardo. Un processo iniziato più di 10 anni fa da regione Lombardia che ha sottratto risorse al sistema pubblico a favore del privato, ha indebolito la sanità pubblica di prevenzione e assistenza territoriale, ha ridotto il numero di medici e infermieri, che ha dimezzato il numero dei letti pubblici.
Ancora una volta, dunque, in assenza di una sanità pubblica che non risponde, arriva il privato, forse anche incoraggiato dalle mancate scelte dell'assessore al Welfare e dalla direzione Ats di Milano".

Come conferma Il Fatto Quotidiano in un articolo pubblicato oggi, all'ospedale San Raffaele di Milano è possibile richiedere, da parte dei cittadini in isolamento domiciliare o particolarmente preoccupati, un consulto telefonico o video al costo di 90 euro. Mentre il pacchetto completo con visita a domicilio, prelievo ematico, radiografia toracica e misurazione della saturazione può, costare fino a 450 euro. Insomma, il Gruppo San Donato ha organizzato a pagamento il Lea che avrebbe dovuto garantire istituzionalmente la sanità pubblica lombarda, con le Usca coordinate dalla Ats di Milano, mai decollate e di cui ancora oggi non si conosce il numero esatto.

Dicono i sindacati: 

“Un cittadino preoccupato e isolato in casa deve affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli, un po' come un gioco dell'oca. E se pensa di avere sintomi da Covid, di fronte ai tempi di risposta della sanità pubblica, si vede costretto a rivolgersi alla sanità privata per avere almeno una interlocuzione, un consiglio da un medico. L'unica alternativa per chi non può pagare resta solamente il pronto soccorso!”

Dove è la sanità pubblica?

Come è possibile che regione Lombardia, che può contare su una macchina sanitaria da circa 20 miliardi di euro anno, che detta e può cambiare le regole di sistema a suo piacere, non riesca a tutelare adeguatamente salute e welfare dei suoi cittadini?

Perché il privato riesce a fare quello che il pubblico dovrebbe fare e non riesce a fare? Perchè mancano medici e infermieri in sanita pubblica mentre il privato li trova? Perchè regione Lombardia non trova i vaccini mentre il privato li trova?

Perchè i tamponi pubblici sono complicati mentre il privato li offre a pagamento senza problemi? Saranno quelli rapidi garantiti al 90%, ma è sempre meno grave rischiare di non tracciare un 10% che non tracciare il 100%, osservano i sindacati. 

Quando si annuncia una servizio sanitario bisogna essere in grado di rispettare impegni e tempi. Altrimenti accade una cosa grave, che si deteriora la fiducia dei cittadini nei confronti degli amministratori politici e tecnici. E non possono essere sempre e solo coincidenze, per molto meno in certi settori privati si va a casa!”.

I sindacati: ripensare il modello sanitario della regione

Il servizio offerto dal San Raffaele pone dei problemi di natura etica e politica, che non possono essere confinati nella consueta polemica ideologica tra sanità pubblica o privata. Per i sindacati è necessario riflettere su una questione molto delicata: mentre i contagi continuano ad aumentare in Lombardia, diventata zona rossa, il servizio offerto dal San Raffaele si incunea nelle evidenti carenze che tutti riscontriamo nel servizio sanitario pubblico regionale.

I sindacati fanno riferimento alle Usca di medici e infermieri, che avrebbero dovuto fornire assistenza a domicilio proprio a quei pazienti positivi malati di Covid isolati in casa, magari in attesa di una visita, che mancano perché la sanità pubblica non è stata capace di organizzare. E i cittadini abbandonati potrebbero decidere di affidarsi ai medici dell'istituto privato.

Concludono i sindacati: 

"Da qui la nostra legittima richiesta a regione Lombardia di investire risorse nella sanità pubblica e di ripensare il modello sanitario della regione che ha smantellato il pubblico per favorire i privati, perché noi vogliamo riconsegnare una sanità ancora pubblica, universale e garantita a tutti alle future generazioni, al netto dei disastri sanitari, economici e sociali del coronavirus”.