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01/08/2020
Andrea Cuccello, segretario confederale della Cisl: tornare ad investire nel sistema dei servizi sociali
Censis e Confcooperative hanno diffuso il 30 luglio dati preoccupanti sul disagio economico degli italiani, aggravato con la pandemia. In 2,1 milioni di famiglie un componente lavora in maniera non regolare. Ben 1.059.000 famiglie vivono esclusivamente di lavoro irregolare. 131mila famiglie contano solo sul lavoro non regolare dell'unico genitore. Povere, già in situazioni di fragilità economica prima del Covid-19, queste famiglie sono quelle che più hanno subito gli effetti del blocco delle attività produttive non essenziali nei mesi più acuti dell'emergenza. Secondo il focus Censis e Confcooperative, durante i mesi di stretto lockdown, 15 italiani su 100 hanno visto ridursi il reddito del proprio nucleo familiare più del 50%, mentre altri 18 italiani su 100 hanno subito una contrazione compresa fra il 25 e il 50% del reddito. Si stima che 33 italiani su 100 abbiano visto il loro reddito ridotto almeno di un quarto a causa del Covid-19.
La nota stampa che diffonde i dati del focus ricorda che, con una situazione professionale così instabile, queste famiglie rischiano di avere, anche a livello pensionistico, un “futuro previdenziale da incubo”.
Censis e Confcooperative: una geografia sociale sbilanciata
Per Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, il problema, in realtà, affonda le sue radici molto più indietro rispetto alla pandemia. Bassi livelli di occupazione, un deficit cresciuto a dismisura, il Prodotto interno lordo in rosso sono alcuni indicatori di una crisi economica che ha tante cause:
“Abbiamo una geografia sociale ed economica del Paese molto sbilanciata con poco meno di 23 milioni di lavoratori, oltre 16 milioni di pensionati, 10 milioni di studenti (con una formazione che non è sempre d'eccellenza) e oltre 10 milioni di poveri”.
Per Andrea Cuccello, segretario confederale della Cisl:
“I dati pubblicati dal Censis e da Confcooperative con il Focus sugli effetti del Covid sui lavoratori e sulle famiglie mettono giustamente in luce la drammaticità di situazioni che già mostravano tutta la loro fragilità prima della crisi pandemica ed ora rischiano di cadere nel baratro della povertà".
"Più di 2 milioni di famiglie in situazione di povertà chiedono, oggi più che mai, che si intervenga sulla struttura del reddito di cittadinanza in modo che si possa rivolgere anche alle famiglie con figli, anche alle famiglie straniere. Il lavoro irregolare o precario e la debolezza dei servizi sociali, specialmente nel nostro Mezzogiorno, creano un connubio diabolico che non consente, specialmente in crisi globali come quella che stiamo vivendo, di poter affrontare con successo le proprie vulnerabilità. È dunque fondamentale tornare ad investire nel sistema dei servizi sociali per creare perco30rsi di inclusione sociale e lavorativa che accompagni a colmare questa divaricazione profondissima che sta crescendo tra persone, tra famiglie, tra territori”.