Welfare
09/04/2020
Emilio Didonè: quello che si può fare in Rsa e quello che si può fare in terapia intensiva sono agli antipodi. I dati servono a migliorare il sistema per il futuro
Per le residenze sanitarie assistite e il contagio da Covid19 l'ultimo report nazionale aggiornato è quello del 6 aprile. Istituto Superiore di Sanità ha reso noto il prosieguo dell'indagine avviata tra febbraio e marzo e comunicata, con i primi dati parziali, il 31 marzo. Dopo una settimana, sono arrivate nuove risposte da parte delle Rsa interpellate, ma si tratta del 24 per cento rispetto a tutte le strutture.
L'indagine ha lavorato su 2399 Rsa presenti in tutte le regioni Italiane. Da sapere: le strutture nel nostro Paese sono 4629, comprendendo quelle pubbliche, quelle convenzionate con il pubblico e le private.
I punti salienti: mancano le protezioni individuali, il tasso di mortalità tra febbraio e marzo è alto, soprattutto in Lombardia. I tamponi che mostrano i casi positivi non sono sufficienti a descrivere il fenomeno, perché non sono completi e molti anziani sono morti comunque con sintomi simili a quelli del Covid19. Solo il 47 per cento delle strutture dichiara di avere stanze singole, adatte ad ospitare pazienti contagiosi.
Residenze sanitarie assistite e Coronavirus: i numeri
Nelle Rsa che hanno risposto all'indagine, dal 26 marzo al 6 aprile 2020 si contano 3859 ospiti deceduti. La maggior parte dei morti è in Lombardia, con il 47, 2 per cento dei casi; segue il Veneto con il 19,7 per cento. Il numero dei decessi conclamati per Coronavirus esiste, ma non sempre è attendibile, perché dipende dal numero dei tamponi eseguiti. Iss scrive:
“il numero dei residenti deceduti risultato positivo (…) risente delle politiche adottate da ciascuna Regione, e a volte da ciascuna ASL o distretto sanitario, sull'indicazione ad eseguire i tamponi”.
I casi di Covid19, sommati però a quelli di sindromi simili, con sintomi influenzali che si possono ricondurre al Coronavirus sono molto alti. In Lombardia:
- 1822 decessi
- 60 Covid19 positivi
- 874 con sintomi analoghi.
La curva temporale dei decessi è progressiva. In Lombardia, aumenta via via dalle prime due settimane di febbraio, quando era al 13 per cento, sino alle ultime due di marzo con un 49,7.
La ricerca specifica che in sei regioni le Rsa ammettono di avere, allo stato attuale, residenti positivi al Coronavirus. In Lombardia ci sono 163 casi dichiarati, in Emilia Romagna 22, nel Veneto 98, nelle Marche 10, in Toscana 76 e in Liguria 8.
Case di riposo, contagi e ospedali: il problema
Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia sottolinea:
"Nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa), dove ci sono persone con disabilità, con gravi patologie neurologiche e anziani con più malattie croniche, che vivono a stretto contatto tra loro e con gli stessi operatori che li assistono, le conseguenze del contagio da Covid 19 appaiano essere state particolarmente gravi. Del resto gli stessi esperti e politici, da subito, hanno avvisato la popolazione che gli anziani e/o chi ha patologie pregresse sono le persone a maggior rischio di un esito grave della malattia da Covid 19".
Che gli anziani fossero i soggetti più a rischio nell'epidemia da Coronavirus era noto sin dall'inizio. Così come prevedibile era il dato, emerso anche nel rapporto Iss, che il 47 per cento delle Rsa può disporre di una stanza singolare per ospitare un paziente contagioso, ma il resto delle strutture ha stanze con più letti o non ha possibilità di isolare a dovere un Covid positivo.
Emilio Didonè: migliorare le Rsa e prevenire per il futuro
Interrogati sui problemi emersi nell'emergenza, l'85,9 per cento delle strutture hanno riportato la mancanza di dispositivi di protezione individuale e il 35,1 per cento lamenta l'assenza di personale sanitario.
Il rischio del contagio da Covid19 riguarda anche gli operatori. Anche in questo caso, per le strutture che hanno risposto alla domanda ci sono dei dati: la regione che presenta una frequenza più alta di strutture con personale riscontrato positivo è la Lombardia (34.6%), seguita dalla provincia di Trento e Liguria (entrambe 25%). La ricerca dice, però, che la
“variabile risente delle politiche adottate da ciascuna Regione, e a volte da ciascuna ASL o distretto sanitario, sull'indicazione ad eseguire i tamponi”.
Conclude Didonè:
"Forse qualcosa non ha funzionato? Forse si è sottovalutato la situazione? Forse pressati dall'emergenza alcune decisioni affrettate si sono rilevate inadeguate? Sappiamo tutti che quello che si può fare in Rsa e quello che si può fare in terapia intensiva sono agli antipodi, come possibilità di presa in carico della persona. Questa indagine però, e altre ricerche, che si basano su dati oggettivi, possono contribuire a fare luce su quanto può essere accaduto nelle Rsa, in particolare in Lombardia. Soprattutto, possono aiutarci a migliorare il sistema Rsa e prevenire per il futuro".
Leggi il rapporto Iss