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04/11/2019
Un’indagine a cura dell’Università di Roma mostra che più della metà degli utenti condivide informazioni errate senza verifica delle fonti. La disinformazione, in sanità, ha un costo sociale
Le fake news sulla salute attirano l'attenzione degli utenti in modo quasi irresistibile. Anche chi non è sicuro della loro veridicità spesso contribuisce a diffonderle, senza controllarne la fondatezza. Lo confermerebbe un'indagine realizzata all'Università di Roma. I dati, va detto, sono di un progetto di ricerca non ancora concluso.
Il titolo dello studio è Impatto delle Fake News in ambito sanitario ed è finanziato dal Ministero della Salute e condotto da CEIS-EEHTA, Economic Evaluation and HTA, della Facoltà di Economia dell'Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con la Kingston University di Londra. Dai primi risultati, pubblicati da Quotidiano Sanità alcuni giorni fa, emerge che, in media, il 60 per cento dei soggetti è propenso a condividere una notizia falsa, anche se solo poco più della metà ci crede.
Fake news sulla salute, quasi un'epidemia
Per la ricerca sono stati interpellati 1600 partecipanti, divisi in due gruppi. Il primo gruppo aveva accesso a notizie false, riconoscibili con apposite segnalazioni; il secondo gruppo aveva a disposizione contenuti non contrassegnati. Entrambi i gruppi hanno condiviso le fake news, senza differenze.
Di fatto, anche chi avrebbe potuto riconoscere i contenuti erronei, vedendoli riproposti, iniziava a ritenerli meritevoli di condivisione. Gli esperti di neuromarketing parlerebbero di riprova sociale: una notizia riproposta da molte persone assume autorevolezza, a prescindere dal contenuto.
Quali notizie false?
Stando alla ricerca, il 92,4% delle notizie false riguardavano i vaccini, il 3,3% trattava lo screening alla prostata, il 2,2% i controlli preventivi sul colon-retto ed il 2,1% quelli al seno. L'indagine non è fine a sé stessa: il ruolo dell'informazione dei cittadini, infatti, influisce sull'efficacia dei progetti di prevenzione e sulla diffusione di alcune malattie. Le campagne di informazione sullo screening, quando sono efficaci, riducono la spesa ospedaliera grazie alle diagnosi precoci, mentre la mancata vaccinazione comporta un forte incremento dei costi sociali.