Coordinamento Donne
29/06/2021
Dopo l’incontro on line del 29 giugno con Stefano Tomelleri e Manuela Manera, i video di Vera Gheno e Paola Cortellesi, il lavoro continua
Cambiare le parole per cambiare il mondo? L’interrogativo diventa un impegno concreto dopo l’incontro on line di questa mattina,martedì 29 giugno, dal titolo “Facciamoci caso”, a cura di Coordinamento Donne Fnp pensionati Cisl Lombardia e Coordinamento Donne Usr Cisl Lombardia.
Un pubblico numeroso e composito ha aderito all’appello lanciato da Liliana Chemotti, responsabile del Coordinamento Donne Fnp Cisl Lombardia e da Angela Alberti, Coordinamento Donne Usr Cisl Lombardia, per riflettere su un tema tutt’altro che accademico: le discriminazioni di genere e, più in generale, i retaggi storici e culturali che si annidano dentro l’utilizzo delle parole e che veicolano valori, stereotipi, gerarchie.
Cambiare le parole per cambiare il mondo: linguaggio e visioni del mondo
Secondo Stefano Tomelleri, sociologo, il linguaggio contemporaneo tradisce un’eccessiva generalizzazione di un modello economico, il neoliberismo, sino ad assumerlo come cifra portante della vita quotidiana. Così le relazioni umane, la concezione del tempo e alcune dimensioni etiche e sociali sono state costrette dentro le maglie di una visione viziata, come l’individualismo, l’attenzione verso ciò che è considerato produttivo, l’apologia della standardizzazione.
Gli spezzoni di video di Vera Gheno e l’intervento di Manuela Manera - entrambe impegnate nello studio del linguaggo di genere - si sono concentrati poi sul peso delle parole sulle discriminazioni. È giusto adottare la versione femminile di alcuni termini che storicamente sono stati usati solo al maschile, come direttore o ingegnere? Cosa cambia nell’adattarsi alla tradizione, corroborata dall’uso e da epoche in cui alcuni ruoli erano solo maschili e cosa, invece, si può fare per introdurre, a partire dal linguaggio, un cambiamento di approccio?
Manuela Manera: dare il segno dei tempi che cambiano
Manuela Manera e, nel video proposto a conclusione, Paola Cortellesi, hanno mostrato quanto, nell’utilizzo quotidiano di parole come architetto al posto di architetta o nelle espressioni idiomatiche e nei proverbi, la lingua italiana mostri pregiudizi ancora radicati sulla differenza e sulla disparità dei diritti tra uomini e donne.
La grammatica e le regole della lingua italiana possono influire sulla battaglia contro la discriminazione di genere, perché, ricorda Manera, declinare al maschile e al femmile i nomi delle cariche professionali è lecito e previsto, mentre le connotazioni di significato, determinate dall’uso, possono cambiare. La lingua segue e rispecchia i mutamenti sociali e uno sforzo quotidiano, nell’utilizzo del linguaggio, può essere utile a erodere alcune convinzioni.
Liliana Chemotti e Angela Alberti hanno concluso l’incontro annunciando possibili altri progetti, on line e sul territorio, dedicati alle riflessioni sul linguaggio e alla lotta contro le discriminazioni.