Riforma socio-sanitaria in Lombardia: le misure annunciate non bastano

Riforma socio-sanitaria in Lombardia: le misure annunciate non bastano

Sanità

16/06/2021



Il progetto non soddisfa le attese del sindacato dei pensionati

La riforma socio-sanitaria prevista in Lombardia, secondo il progetto presentato in Regione, non soddisfa i sindacati dei pensionati. Si è svolto oggi, mercoledì 16 giugno, l’incontro della Terza Commissione dedicato alla discussione sulla proposta di riforma. Nella memoria scritta, firmata dai tre segretari generali Spi Cgil, Fnp Cisl e UIlp Uil Lombardia, Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Serena Bontempelli, si trovano evidenziati i punti critici della bozza presentata dall’assessore al Welfare Letizia Moratti.

Per i sindacati, le linee guida del riordino della sanità lombarda presentate lasciano ancora troppi dubbi su come dovrebbe essere riorganizzata la prevenzione, la medicina territoriale, l’assistenza sociosanitaria, la governance della Direzione Generale Welfare, il rapporto pubblico e privato.  
Non si vede il rafforzamento organizzativo e funzionale della direzione generale Welfare, che consentirebbe una maggiore capacità di coordinamento e di indirizzo del sistema. A causa di queste lacune si sono verificati spesso comportamenti disomogenei tra Ats e Ats, tra Asst e Asst, tra Ats e Asst, che hanno causato notevoli disagi e diversità nell'accesso ai servizi per i cittadini in Lombardia.

La riforma socio-sanitaria lombarda non presenta contenuti nuovi 

La nota dei sindacati rileva che, nella bozza di riforma, si propone di nuovo un modello  basato sulla suddivisione delle funzioni tra Ats e Asst per quanto riguarda programmazione, governo e erogazione dei servizi, ma è proprio questo che non ha funzionato in passato. C'è il rischio, evidente, che si ripresentino le stesse criticità a cui abbiamo già assistito.

Dicono i sindacati: 

“Noi riteniamo che non sia solamente una questione tecnica di accreditamento e di regole da sistemare ma sia, prima di tutto, un problema politico e di scelte politiche. Non si può continuare a privatizzare parti di sistema sanitario pubblico, accreditare, finanziare con soldi pubblici e poi lasciare il privato navigare nel libero mercato. Si continua a rafforzare la competizione infelice tra pubblico e privato, con il privato che potendo contare su di una maggiore flessibilità su investimenti, acquisti e assunzioni conquisterà sempre più fette di mercato e clienti, fino ad arrivare a ricattare un giorno la stessa politica. La sanità dovrebbe essere più pubblica e non meno".

La sanità deve essere pubblica

Per questo il sistema non ha bisogno di aggiustamenti e ritocchi ma di una vera e profonda riforma culturale. La bozza presentata, invece, fa pensare che la grande sfida sarà sugli investimenti che andranno al pubblico ma si può già prevedere che la crescita del privato, nel nome della libertà di scelta, proseguirà in perfetta continuità con il passato. Ma, si chiedono i sindacacati, c’è una vera libertà di scelta tra i due anni di attesa per un intervento di cataratta con il servizio sanitario e una settimana di attesa per lo stesso intervento a pagamento?

Insomma, le nuove linee della sanità lombarda non soddisfano le attese:

“La sanità lombarda oggi è deficitaria, non tanto da un punto di vista strutturale di sistema ospedaliero per acuzie, ma di organizzazione, di programmazione, di risorse, di personale della medicina territoriale. Questo è la priorità: per svolgere il suo ruolo centrale per la salute dei cittadini la medicina territoriale ha bisogno di risorse, di medici, di infermieri, di operatori con una formazione più adeguata e specifica alla medicina di prossimità dell’assistito, che è diversa dalla medicina di urgenza degli ospedali”.

Le prime linee guida della riforma sono insufficienti

Per questo, i sindacati considerano queste prime linee guida insufficienti, e ritengono che la revisione tanto annunciata della legge regionale sta assumendo sempre più l’aspetto di semplice ritocco ad un sistema che ha dimostrato lacunose carenze. Nessun accenno alle liste d’attesa, nessun accenno alle Rsa…
i sindacati chiedono più coraggio, più risorse, più personale, più formazione. La sanità lombarda ha soprattutto bisogno di investire risorse fresche per rifondare ex novo la medicina territoriale e di stabilizzare le altre risorse per confermare l’eccellenza dei nostri ospedali che attraggono pazienti da altre regioni e da ogni parte del mondo.
Concludono i sindacati: 

“Richiediamo a regione Lombardia quel tavolo di confronto permanente (promesso) che monitori la condizione degli anziani in Lombardia. L’obiettivo è quello di mettere a fuoco, insieme a Regione, il mondo degli anziani in modo innovativo in particolare su quattro macro aree: salute e sanità, solitudine e abitare sostenibile, mobilità e trasporto sociale, attività sociali e tempo libero”.