Letalità del Covid-19 più bassa nella seconda ondata. Le ipotesi dell’ultimo report Iss

Letalità del Covid-19 più bassa nella seconda ondata. Le ipotesi dell’ultimo report Iss

Sanità

08/02/2021



Il report aggiornato al 20 gennaio 2021 e il comunicato stampa del 1° febbraio: il rapporto tra i contagiati e i decessi migliora

La letalità del Covid19 nella seconda ondata si attesterebbe su un valore più basso rispetto alla prima ondata, quella del periodo febbraio-maggio 2020. Il report di Istituto superiore di sanità, l’ultimo, annunciato da un comunicato stampa del 1° febbraio e aggiornato con dati al 20 gennaio 2021, offre uno spiraglio di ottimismo sull’andamento della pandemia.
Stando ai dati, la proporzione tra il numero di decessi e i contagiati è cambiata nel tempo: il virus circola tuttora, ma sarebbero in numero minore i malati che non riescono a sopravvivere. Secondo il rapporto Iss, tra i casi confermati diagnosticati fino a ottobre, la percentuale di decessi standardizzata per sesso ed età è stata del 4,3%. Ci sono state ampie variazioni nelle diverse fasi dell’epidemia: 6,6% durante la prima fase (febbraio-maggio, 1,5% nella seconda fase (giugno-settembre) e 2,4% tra i casi diagnosticati nel mese di ottobre.

Letalità del Covid-19 in Lombardia 

Lo studio parla di una letalità con i valori più alti in Lombardia, 5.7 per cento e Emilia Romagna, 5,0, mentre i livelli più bassi sono stati osservati in Umbria (2,3%) e Molise (2,4%). Anche se i numeri della Lombardia restano sempre più drammatici rispetto a quelli di tutte le altre regioni, i decessi della seconda ondata rispecchiano la tendenza generale osservata da Iss. 

Per calcolare la letalità, Iss ha utilizzato il cosiddetto Cfr, case fatality rate, standardizzato: si tratta di una correzione ad hoc sul tasso di letalità, calcolato solo sulla popolazione dei casi noti, ossia quelli diagnosticati e notificati. Il case fatality rate standardizzato mira a ridurre il rischio di distorsioni sui dati e c’è da dire che, sui numeri della prima ondata, lo stesso Iss scrive che l’alto tasso di letalità

“è verosimilmente spiegato dalla limitata capacità diagnostica in questo periodo che non ha permesso l’identificazione di molti casi asintomatici e meno gravi”.

È ancora presto per dare un quadro definitivo e non è ancora il momento di confrontare questi numeri con la letalità del Covid19 in Europa, perché, osserva Iss, i dati disaggregati per sesso, classe di età e fase epidemica, così come analizzati nel rapporto, non sono disponibili per altri paesi europei.