Terapie intensive, anestesisti e medici legali: triage non solo in base all'età

Terapie intensive, anestesisti e medici legali: triage non solo in base all'età

Sanità

19/01/2021



Il documento Siaarti-Simla: il paziente va valutato nel suo complesso. Ordine di arrivo oppure un ordine casuale non sono eticamente sostenibili

Sulle terapie intensive, se proprio si dovrà scegliere, non sarà l'età, da sola, a determinare la priorità di accesso alle cure. Il documento di Siaarti, Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva e di Simla, società italiana di medicina legale e delle assicurazioni, indica alcune linee guida per il cosiddetto triage Covid, nei casi in cui le strutture ospedaliere siano in estremo sovraccarico.
Il documento ha il titolo “Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili in corso di pandemia di Covid-19” ed è stato redatto da un gruppo di esperti tra anestesisti-rianimatori, medici-legali e giuristi. Il documento, scrive Quotidiano Sanità, è entrato nel Sistema nazionale linee guida dell'Istituto superiore di sanità.

Il triage Covid viene introdotto sulla base di principi generali etici e giuridici, tra i quali il diritto alla salute, il principio di eguaglianza e pari dignità sociale, il dovere di solidarietà.

Terapie intensive e triage Covid

Ribadito il diritto universale alla salute senza discriminazioni, il problema di stabilire un criterio per l'accesso alle terapie intensive si verifica in caso “di sproporzione tra necessità e offerta di assistenza”, quando cioè, i malati gravissimi su cui intervenire sono troppo numerosi:

“Fermo restando che, in caso di sproporzione tra necessità e offerta di assistenza, è responsabilità dell'organizzazione sanitaria predisporre localmente tutte le strategie organizzative mirate a fornire a ogni persona malata il trattamento appropriato (aumento dei posti-letto sia ordinari sia intensivi, incremento/ridistribuzione delle risorse umane e tecnologiche, implementazione del sistema di trasferimento di pazienti tra strutture), i professionisti devono nel modo più efficace possibile segnalare ai livelli istituzionali competenti le carenze che determinano l'impossibilità di porre in essere tali strategie". 

Il documento dichiara che dai criteri di triage sono esclusi il criterio cronologico (ordine di arrivo) e quello casuale (sorteggio) in quanto non eticamente sostenibili.

L'età non è il solo criterio da considerare 

Quanto all'età, non è un criterio da considerare in modo isolato e pregiudiziale, ma deve essere considerata all'interno di una valutazione globale della persona malata, insieme ad altri fattori:

“L'età non è di per sé un criterio per stabilire quali pazienti possono maggiormente beneficiare delle cure intensive e pertanto non è possibile farvi ricorso in fase di triage stabilendo dei cut-off (soglie di età). Solo a parità di altre condizioni, il mero dato anagrafico (età in anni) può avere un ruolo nella valutazione globale della persona malata in quanto con l'aumentare dell'età si riducono le probabilità di risposta alle cure intensive”.

Nel caso delle cure intensive, si legge nel documento, è necessario condurre una valutazione comparativa delle condizioni globali delle persone malate non al fine di stabilire chi è più grave o ha maggiori necessità di cure, ma chi potrà con più probabilità (o con meno probabilità) superare l'attuale condizione critica con il supporto delle cure intensive stesse con una ragionevole aspettativa di vita al di fuori della terapia intensiva: vale a dire sopravvivenza a breve termine (alcuni mesi) dopo la dimissione dall'ospedale.

I criteri di triage, si specifica, non hanno una gerarchia predefinita e non vanno visti come assoluti, ma vanno bilanciati e contestualizzati in ciascuna condizione clinica.

A questo link il documento in versione integrale