Sanità
08/01/2021
Cartabellotta: il sistema delle regioni “a zone” ha avuto effetti sovrastimati. Anche con il vaccino, le protezioni individuali devono restare
Il rapporto Gimbe del 7 gennaio 2021, ieri, sull'andamento della pandemia nella settimana dal 29 dicembre al 5 gennaio, non lascia il campo a facili ottimismi. I contagi tendono a crescere, le misure sin qui adottate, compreso il sistema differenziato per zone nelle regioni, avrebbero dato effetti limitati. In attesa dei dati istituzionali ultimi, attesi per oggi, e che serviranno per conoscere i provvedimenti validi dopo il 15 gennaio, le analisi di Gimbe confermano la necessità di una massima cautela.
Gimbe rileva, nel confronto con la settimana prima del 29, un incremento dei nuovi casi (114.132 vs 90.117) e del rapporto positivi/casi testati (30,4% vs 26,2%).
Stabili i casi attualmente positivi (569.161 vs 568.728) e, sul fronte ospedaliero, lievi oscillazioni dei ricoveri con sintomi (23.395 vs 23.662) e delle terapie intensive (2.569 vs 2.549); tornano a crescere i decessi (3.300 vs 3.187).
In Lombardia, lo studio Gimbe evidenzia un rapporto i 520 casi attualmente positivi per 100 mila abitanti.
Rapporto Gimbe 7 gennaio 2021: alcuni numeri
In quasi tutte le regioni si registra un incremento percentuale dei casi rispetto alla settimana precedente e sul versante ospedaliero, mentre le curve di ricoveri e terapie intensive mostrano i primi cenni di risalita, l'occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare la soglia del 40% in area medica e quella del 30% delle terapie intensiva in 10 Regioni.
In Lombardia i numeri restano alti, ma va detto che le percentuali di crescita sono più macroscopiche in altre regioni, perché alcune di loro avevano avuto un livello basso di contagi durante la prima ondata.
Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, ricorda che con curve di questo tipo è necessaria la massima attenzione. Il sistema delle regioni a zone è stato “sovrastimato” e i suoi effetti sono limitati.
Gli effetti delle misure introdotte con il Dpcm del 3 novembre 2020 si sono esauriti e l'eventuale impatto delle misure introdotte dal Decreto Natale sarà visibile solo dopo metà gennaio.
Il vaccino? La mascherina sarà comunque necessaria
Secondo i calcoli di Gimbe, senza il via libera dell'Ema ad altri vaccini (AstraZeneca in primis) o l'anticipo (improbabile) di consegne, in Italia sarà possibile vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno.
Stime previsionali a parte, Renata Gili, responsabile Gimbe sui servizi sanitari, ricorda:
"Peraltro i due vaccini autorizzati riducono del 95% circa il rischio relativo di Covid-19 sintomatica, ma non ne è nota l'efficacia nel ridurre l'infezione asintomatica da Sars-Cov-2 e la possibilità di trasmettere l'infezione da parte delle persone vaccinate. Queste, di conseguenza, dovranno continuare ad adottare le misure individuali (mascherina, distanziamento, igiene delle mani) e non potranno acquisire alcuna patente di immunità".
Grafico 1: trend settimanale di casi attualmente positivi, ricoveri con sintomi, terapie intensive e deceduti
Grafico 2: posizionamento delle regioni in relazione alle medie nazionali di incidenza per 100.000 abitanti delle ultime 2 settimane (24 dicembre - 7 gennaio) e dell'incremento percentuale dei casi (31 dicembre - 7 gennaio).