Lombardia impreparata a gestire l'emergenza da Coronavirus

Lombardia impreparata a gestire l'emergenza da Coronavirus

Notizie

22/10/2020



Comunicato congiunto dei sindacati dei pensionati e un episodio reale che fa il confronto con Emilia Romagna e Piemonte

Regione Lombardia è ancora impreparata a gestire l'emergenza Coronavirus. Nel comunicato stampa di oggi, 22 ottobre, i sindacati dei pensionati Spi Cgil Fnp Cisl e Uilp Uil lanciano l'allarme su una situazione che, da più parti, si segnala come potenzialmente esplosiva. Pochi posti letto Covid, un sistema di prevenzione sul territorio inefficace, lacune nei tracciamenti sono solo alcuni dei problemi che non hanno trovato soluzione. 

La Lombardia, dove c'è il numero maggiore di positivi e dove la recente cronaca ha consegnato alla memoria collettiva del mondo migliaia di morti con immagini divenute iconiche, appare oggi la regione più impreparata e meno organizzata del Nord Italia. Numerose sono le storie personali di cattiva gestione della prevenzione o della cura, mentre la Giunta di Fontana ammette  ritardi e manchevolezze, sia per la gestione del Covid sia per la questione delle vaccinazioni antinfluenzali.

Lombardia impreparata a gestire l'emergenza: la nota dei sindacati 

Scrivono Fnp Cisl, Spi Cgil e Uilp Uil: 

“L'assessorato al Welfare di Regione Lombardia ha riconosciuto le difficoltà e i ritardi che l'Ats di Milano sta accusando nella gestione dei tamponi, e le incredibili difficoltà a ricontattare le persone segnalate. Sono solo una quarantina le Unità speciali di continuità assistenziale attivate rispetto alle 200 preventivate in Lombardia. Questi avamposti territoriali, costituiti da giovani medici, in base a un decreto legge di marzo, avrebbero dovuto costituire la linea Maginot contro un'eventuale seconda ondata del Covid. Ma nessuna delle province ha un numero di squadre pari a quello che avrebbe dovuto essere”.

I sindacati dei pensionati di Cgil Cisl Uil della Lombardia da tempo sollecitano la Regione sul campo della prevenzione, senza ricevere risposte.

Nell'ultimo incontro con Presidenza e Assessorato, Valerio Zanolla, Emilio Didoné e Serena Bontempelli, rispettivamente segretari di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, hanno sottolineato la necessità di individuare luoghi fisici in cui possano trovare sede la medicina preventiva, l'igiene pubblica e la presa in carico dei pazienti cronici, che, nell'85 per cento dei casi, sono anziani. 
Serve un rapporto più stretto tra medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali, al fine anche di garantire la continuità assistenziale ospedale - territorio.

Passi avanti vanno compiuti per l'integrazione sanitaria e socio-sanitaria, che rappresentava uno dei capisaldi della riforma (da attuare anche attraverso l'istituzione di un unico Assessorato Welfare in alternativa agli allora due assessorati ora addirittura diventati tre) e che non si è sostanzialmente realizzata. 

Il sistema lombardo? Non è eccellente

Tutto questo, secondo i sindacati si ripercuote sulla decantata eccellenza del sistema lombardo, che “negli ultimi tempi ha dimostrato di non meritarne i gradi”.
Attualmente, le Terapie intensive lombarde contano meno di dieci letti (9,8) per 100mila abitanti, con una soglia minima di sicurezza fissata a 14. Oggi sono 983 i posti “dedicati”, mentre il target individuato per questo territorio è di 1.446 posti complessivi di Terapia intensiva. Intorno alla Lombardia, il Veneto è in vetta con più di 16 letti ogni 100.000 abitanti, e l'Emilia arriva a 13,5.
Proprio dalla vicina Emilia e dal confinante Piemonte arriva una storia di buona prevenzione e sanità territoriale che fa impallidire il declamato sistema lombardo.

Un caso reale fa riflettere 

Un episodio recente è testimonianza di che cosa succede nelle diverse regioni italiane, in merito al tracciamento dei contagi. 
È la storia del compleanno di un bambino, raggiunto a Piacenza dai nonni emiliani, piemontesi e lombardi. Dopo che si è verificata la positività di un invitato,  i residenti in Emilia e in Piemonte sono stati immediatamente raggiunti dal servizio di tracciamento. 

La Regione Emilia Romagna subito sottopone a tampone la mamma di Mattia (positiva anche lei …) e il nonno paterno di Piacenza; la Regione Piemonte chiama subito i nonni torinesi e gli fa fare il tampone.
La nonna milanese, che sta passando il weekend sul Lago Maggiore, in provincia di Varese, segnala al suo medico e all'Ats la questione dei ragazzi piacentini e della festa di compleanno, ma non riceve alcun riscontro.

Essendo in autoisolamento e non potendo per questioni di lavoro aspettare ulteriormente,la nonna si sottopone al tampone all'ospedale di Varese (primo) e in un centro privato a Luino (secondo), entrambi a pagamento. Dopo circa una settimana riceve l'esito del tampone che, per fortuna, è negativo, e Valeria rientra a Milano.

In Emilia Romagna, nel frattempo, tutti i giorni i ragazzi di Piacenza, ancora positivi, ricevono la telefonata di un medico che chiede delle loro condizioni di salute, li segue, risponde alle loro preoccupazioni …

Sottolineano i segretari Spi Fnp E Uilp: 

“La Lombardia figura come non pervenuta. Se Valeria non avesse potuto permettersi di pagare due tamponi privati sarebbe ancora sul Lago Maggiore ad aspettare. È questa l'eccellenza Lombarda? Condividiamo l'ultimo messaggio di Valeria alla fine della vicenda: “Vado a vivere in Emilia!”