Rsa in Italia nel 2020: conclusa l’indagine Iss, ma non tutti hanno risposto

Welfare

18/06/2020



Sono mancate le protezioni, i morti sono aumentati nelle regioni più colpite dalla pandemia. I numeri, però, non sono completi perché non tutte le strutture hanno aderito

Rsa in Italia ai tempi del Covid19: poche mascherine, molti morti, pochi tamponi. Il 17 giugno Istituto superiore di sanità ha diffuso il report finale dell'indagine che ha condotto a livello nazionale sulle residenze socioassistenziali. Il rapporto si riferisce al periodo da febbraio a fine aprile 2020 e dà alcuni indicatori utili per capire l'impatto del coronavirus tra gli anziani. Tuttavia, anche nel report conclusivo si ammette che al questionario hanno risposto 1356 strutture, pari al 41,3% di quelle contattate.
La nota metodologica precisa che

“le strutture che hanno partecipato alla survey hanno fornito i dati al momento della compilazione del questionario, e questi non sono stai aggiornati successivamente”.


Sono state considerate tutte le regioni italiane. La maggior parte dei 1356 questionari compilati provengono da Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto, ed Emilia Romagna.

Rsa in Italia: i decessi aumentano con la pandemia

Un po' ovunque, il numero dei morti nelle Rsa nei mesi scorsi rispecchia l'andamento della pandemia: nelle regioni più colpite dal virus, i decessi tra gli anziani aumentano, a prescindere dal numero dei tamponi. Non è un caso che il report consideri due categorie: i morti per Covid19 e quelli per sintomi influenzali simili al Covid19, verosimilmente attribuibili al virus ma non accertati da un tampone.
Su un totale dei 9154 soggetti deceduti, 680 erano risultati positivi al tampone e 3092 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, nel 7,4%, i decessi sono avvenuti per infezione da SARS-CoV-2 e il 33,8% ha interessato residenti con manifestazioni simil-influenzali. Il picco dei decessi è stato riscontrato nel periodo 16-31 marzo.

L'indagine conferma che, tra gli operatori e medici delle Rsa, non c'erano protezioni adeguate per contrastare la diffusione del contagio.
Delle 1259 strutture che hanno risposto alla domanda, 972 (77,2%) hanno riportato, al momento del completamento del questionario, la mancanza di dispositivi di protezione individuale, mentre 263 (20,9%) hanno riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l'infezione.
Inoltre, 123 (9,8%) strutture segnalano una mancanza di farmaci, 425 (33,8%) l'assenza di personale sanitario e 157 (12,5%) difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere. Infine, 330 strutture (26,2%) dichiarano di avere difficoltà nell'isolamento dei residenti affetti da COVID-19 e 282 hanno indicato l'impossibilità nel far eseguire i tamponi.

Un dato interessante emerge dal confronto tra regione Piemonte e Lombardia: in Piemonte figura, sempre stando ai dati parziali, un numero più alto di degenti delle Rsa ospedalizzati, per qualsiasi causa.